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Superiamo gli ostacoli e proviamo lo sport del parkour

Patrizia Catucci
Patrizia Catucci
Il parkour è l’«arte di muoversi in modo efficiente» per superare gli ostacoli. I «tracciatori» saltano su muri, ringhiere, automobili e persino edifici. Vi raccontiamo cosa rende questa disciplina sportiva così interessante e se è facile da imparare.

Nato in Francia per opera di David Belle, oggi il parkour si è diffuso in tutto il mondo, dove numerosi «tracciatori» si cimentano in questo sport urbano. Gli sportivi che lo praticano si chiamano appunto «tracciatori» (in quanto tracciano un percorso).

 

Nel parkour si superano gli ostacoli grazie a una combinazione di diversi movimenti, tecniche e salti effettuati nel modo più efficiente, fluido e senza spreco di energie possibile. L’obiettivo consiste nel muoversi liberamente in un ambiente – spesso urbano – utilizzando solo le proprie capacità fisiche. La spettacolarità del parkour lo rende spesso protagonista di film o video, motivo per cui questo sport è sempre molto apprezzato.

 

Perché il parkour?

Il parkour unisce:

  • sport e forza;
  • concentrazione e coraggio – equilibrio, controllo, verifica dei propri limiti;
  • creatività – soluzioni creative ai problemi: nel parkour non ci sono percorsi giusti o sbagliati, ma molte vie diverse per arrivare al traguardo;
  • consapevolezza, attenzione e rispetto – i tracciatori si aiutano a vicenda nei salti, condividono le conoscenze di base e si concentrano sul miglior percorso possibile;
  • sviluppo della mente – è una sfida a migliorarsi costantemente;
  • esperienza – allenarsi, allenarsi, allenarsi.

 

Le tecniche di base si imparano frequentando un corso o guardando video. E naturalmente... allenandosi.

 

Autotest: proviamo il «percorso parkour»

Il parkour richiede disciplina, creatività e il coraggio di osare un salto. Ci siamo chiesti cosa si nasconda dietro a questa tendenza e siamo andati a trovare i ragazzi e le ragazze di «ParkourONE».

Mia figlia, la sua amica e io abbiamo avuto la possibilità di partecipare a una lezione di prova a Berna. Vi raccontiamo quello che abbiamo fatto e cosa ci ha spiegato la nostra insegnante Lea.

Sempre di corsa – il percorso è l’obiettivo

Nel parkour si è costantemente in movimento con tutto il corpo. Si tratta quindi di un allenamento total body. Riscaldamento, potenziamento e stretching sono parte integrante del corso.

 

Il parkour non allena solo il corpo, ma anche la mente. È essenziale concentrarsi e non esporsi a rischi per evitare di ferirsi. Pensate di venire al corso di parkour sconcentrati e con le mani in tasca? Dieci piegamenti garantiti!

 

Una volta acquisiti i movimenti di base, è possibile svilupparne anche di propri. Per il nostro corso di parkour non ci occorre un’attrezzatura particolare, ma solo abbigliamento comodo e scarpe sportive con una buona suola scolpita.

 

Svolgimento della lezione di prova di parkour

Ci riscaldiamo, poi ci esercitiamo sulle basi del parkour. Iniziamo con gli esercizi di equilibrio su una ringhiera instabile: avanti, indietro e con una rotazione. Lo scopo sarebbe quello di sollevarsi o saltare sulla ringhiera appoggiandosi su una mano sola. Mica facile...

 

Cerchiamo di «rompere» un salto, un modo di dire per indicare una sfida che richiede coraggio – ossia il salto in un’apertura. Grazie al cielo, ci esercitiamo prima con un elastico di gomma.

 

Movimenti tipici come rotolare sulle spalle, fare salti di precisione e atterrare nel modo migliore riducono al minimo il rischio di farsi male. Ci esercitiamo con tecniche di salto per principianti su ringhiere e ostacoli, riceviamo consigli e facciamo esercizi per rinforzarci. Alla fine siamo stanche, ma felici. Ci siamo veramente divertite!

Lezione di prova di parkour

Riepilogando:

il parkour non è uno sport leggero. Richiede molto allenamento e coraggio per riuscire a compiere e combinare i movimenti nel modo più fluido possibile.

Intervista alla nostra esperta di parkour Lea Imola di «ParkourONE»

Lea, cosa ti affascina nel parkour?

Per me, è più di uno sport. È anche un’arte e una filosofia di vita. Per questo mi affascina. Il parkour è una disciplina libera e molto creativa. Offre infinite possibilità. Nel parkour affronto sfide emozionanti – molte volte anche a livello mentale – che mi consentono di crescere anche nella vita. Mi piace soprattutto il «flow» che si crea quando i movimenti si susseguono in maniera efficiente.

 

È una sensazione incredibilmente bella. Potrei citare tanti altri aspetti, come ad esempio il senso di appartenenza che si crea con altri tracciatori e tracciatrici (ossia praticanti del parkour) o il punto di vista particolare del parkour, che permette di vedere la città come un parco giochi creativo e una palestra a cielo aperto.

Qual è, secondo te, l’obiettivo del parkour? Sono necessarie conoscenze preliminari o un certo livello di forma fisica?

L’obiettivo è il percorso. Arrivare da un punto all’altro nel modo più efficiente possibile e utilizzando solo il proprio corpo: questa è la definizione vecchia. Nel tempo, il parkour si è evoluto e ora esistono diverse correnti. È l’arte di muoversi superando gli ostacoli. Ogni praticante del parkour si pone obiettivi propri. Nel parkour si usa il motto «être fort pour être utile» – «essere forti per essere utili». Questo è un obiettivo che molti perseguono secondo le proprie caratteristiche personali.

Quali sono gli effetti del parkour sul corpo e sulla salute? È come fare ginnastica?

Per me è importante ascoltare il proprio corpo per evitare di sovraccaricarlo e integrare l’ascolto con un allenamento finalizzato a rinforzarlo. Con il parkour ci si mette – e si rimane – in forma. È un allenamento che coinvolge tutto il corpo sfruttandone il peso e che attiva anche muscoli che vengono utilizzati raramente.

 

Il parkour è ottimo anche per la salute psichica e sociale. È necessario concentrarsi completamente sul momento in cui ci si trova: non pensare alla quotidianità, ma essere presenti nel salto. Il parkour è anche e soprattutto divertimento. Non si tratta di essere migliori degli altri, ma di seguire il proprio percorso, supportandosi e ispirandosi a vicenda.

A cosa devono fare attenzione i principianti?

Non devono sopravvalutarsi, ma nemmeno sottovalutarsi. Iniziare a terra ed essere felici dei piccoli progressi.

 

Non avere paura di provare qualcosa di nuovo. Cercare un ostacolo basso e praticare il movimento fino a quando non risulta ben acquisito. Aumentare la propria forza.

A che età si può cominciare o quando non si può più cominciare?

Non ci sono limiti, in entrambi i casi. Le immagini di salti spettacolari da un tetto all’altro spaventano molti. Però il parkour è molto vario, divertente e naturale.

Dove si può praticare il parkour? Serve un’attrezzatura particolare?

È consigliato praticarlo in luoghi aperti, come per esempio i piazzali delle scuole. Con un po’ di creatività, si può utilizzare quasi tutto come ostacolo. Per il parkour non serve praticamente niente di particolare, ma un paio di scarpe adatte sono sicuramente utili.

Qual è il salto più difficile?

Dipende, non è la stessa cosa per tutti. La community del parkour è incredibilmente creativa nel trovare nuovi salti e nuove combinazioni di salti e ci sono tantissimi salti difficili...

 

Credo abbia più senso chiedersi prima quale sia il salto più facile: per chi comincia sono adatti il salto di precisione e il «safety vault».

photo credit @perrebiege / Lea Imola, ParkourONE

Palestre per parkour in Svizzera

Esistono parchi mobili per parkour (per workshop o corsi di perfezionamento) oppure palestre per parkour, nelle quali viene praticata questa disciplina sportiva e ci si allena a compiere determinati movimenti.

 

Avvertenza:

le persone in gravidanza o con problemi alla schiena, alle ginocchia e ai piedi (lesioni della colonna vertebrale) non dovrebbero praticare il parkour.

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