Tanti ragazzi e ragazze che cercano di imitarti a Visana Sprint sognano di partecipare alle Olimpiadi. Per te, invece, com’è andata?
Onestamente, a quell’età non ho mai avuto quest’aspirazione. Partecipavo a gare come «Ds schnällschte Bärner Modi» («La ragazza più veloce di Berna») perché volevo competere con le mie coetanee e mi divertivano le uscite sportive insieme a famiglia, amici e colleghi dell’associazione sportiva. I primi Giochi olimpici che ho guardato in TV con consapevolezza sono stati quelli di Pechino 2008.
All’epoca avevi 16 anni...
...e con un tempo di circa 12 secondi sui 100 metri ero piuttosto lontana dalle Olimpiadi (ride). Sebbene Mireille Donders, il mio idolo, avesse rappresentato la Svizzera anche a livello internazionale, per me, da giovane atleta, gli eventi locali, cantonali e nazionali erano molto più a vicini e a portata di mano.
Cos’hai provato quando all’improvviso, a 20 anni, hai potuto entrare in uno stadio olimpico?
Londra 2012 è stato un evento davvero impressionante. Ricordo ancora la finale dei 100 metri maschili con Usain Bolt: il silenzio prima della partenza, il rumore assordante e il calore della fiamma olimpica accanto alla tribuna degli atleti dove eravamo seduti. Ancora oggi associo i cinque anelli alla fiamma olimpica e al villaggio olimpico, dove si riuniscono i migliori sportivi e sportive provenienti dalle culture più diverse.
Che fascino esercitano le Olimpiadi su di te come campionessa mondiale ed europea?
Poiché i Giochi si svolgono solo ogni quattro anni e coprono quasi tutte le discipline sportive estive, attirano grande attenzione. Chi non si interessa di sport è più propenso a guardare le Olimpiadi che i Campionati mondiali di atletica. Per noi atlete e atleti la gara ha sempre la stessa durata, solo che tutto il contorno è più fragoroso.
A Tokyo, nel 2021, sei stata la prima velocista svizzera a gareggiare in tre finali olimpiche. Cosa si prova ad avere mezzo mondo che osserva ogni tua falcata, ad esempio sui 100 metri?
Non me ne sono nemmeno accorta. Le gare si sono svolte in uno stadio enorme, ma vuoto a causa del coronavirus. Anche durante i Mondiali del 2019 e del 2022 gli stadi non erano pienissimi. Ecco perché a Parigi mi piacerebbe vivere una finale in un contesto come quelli di Weltklasse Zürich e di Athletissima Lausanne.
Nel 2016, a Rio, i tuoi genitori, sorelle, zia, zio, cugini, amiche e amici e la tua massaggiatrice ti hanno sostenuta a gran voce allo stadio olimpico. Cos’è per te il tuo fan club personale?
Naturalmente in pista gareggio da sola. Però è bello sapere che le persone a cui voglio bene stanno facendo il tifo per me, allo stadio o a casa davanti alla TV. Dopo le mie gare a Rio abbiamo fatto diverse escursioni. Vivere insieme questi momenti, condividendo impressioni ed emozioni, rende le Olimpiadi – ma anche altri grandi eventi come gli Europei o i Mondiali – ancora più speciali per me.
Dopo Tokyo 2021 e Parigi 2024, a Los Angeles 2028 ti piacerebbe condividere la stanza per la terza volta con la tua sorellina Didi?
Beh, per lo meno ci spero. Rispetto a me, Didi ha iniziato molto prima a sognare le Olimpiadi ed è andata avanti per la sua strada, superando un ostacolo dopo l’altro, senza mai perdere la gioia in ciò che faceva. Come si fa anche in Visana Sprint.